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lunedì 27 agosto 2018

SENSI di VIAGGIO III: day 1 a JABAL el WEIBDEH

La bolla, quella fatta scoppiare dai taxisti molesti, torna ad avvolgermi non appena poggio le valigie e trovo un letto fatto ad aspettarmi.
Chiudo gli occhi e tutti i rumori della giornata cominciano a suonare all'impazzata dentro la mia testa, una cacofonia circolare che sembra non trovare fine. Eppure, in qualche modo, so che per trovare finalmente pace devo riesumare tutti i caos della giornata appena trascorsa: clacson nel traffico di una Valtellina congestionata, ultime parole di saluto e qualche lacrima che fa rumore pure lei. Annunci all'aeroporto, gate che cambiano, ritardi annunciati. Bambini urlanti nel maledetto destino dei posti assegnati, accenti napoletani che si stagliano nella confusione. Metal detector, "water no, lady, water no" degli addetti aeroportuali, "passport!", "glasses-off-please" allo scanner per il visto.
Capite che il silenzio di un'enorme casa vuota, tutta per te, fa più rumore di tutto questo.
Finalmente il cervello, o quello che ne rimane, trova pace. Nel torpore di un sonno tanto desiderato, nella rassicurante morbidezza di un letto che si sostituisce ai sedili dell'aereo, il relax....
e invece no! perchè puntuale come un orologio svizzero - l'unica cosa svizzera che possa esserci in questo paese - il muezzin canta il richiamo delle 5.
Mi giro e rigiro, ormai è mattina e la luce comincia a filtrare dalle tende. Inizia così l'Odissea di un sonno spezzato.
Entro nella vita vera che è già mezzogiorno.
Jabal ElWeibedh - colle ElWeibedh, جبل الويبة - è parecchio accogliente e in cuor mio so che posso farmi vanto del fatto che questa sarà la mia casa per i prossimi tre mesi: negozietti, locali, ristoranti...molto vivo.
E' un quartiere centrale, pieno di stranieri - o di expat? - che ha ceduto anch'esso, come quasi tutta la città, alle mode occidentali - sulla facciata del palazzo di fronte campeggia l'insegna "UBER", al primo incrocio c'è un sushi e poco più avanti un supermarket gigante. Tuttavia, mantiene architettura, usanze e "schiamazzi" tipici del luogo, perchè i locali che sono nati qui resistono e non cercano certo di mimetizzarsi.
La mia traversa è quasi tranquilla - questo perchè il resto della città è congestionato dal traffico - e i marciapiedi sono mediamente "invitanti". Nella traversa successiva, c'è la rassicurante ambasciata italiana ;-)
Basta fare un giretto nei dintorni per comprendere che Amman è tutt'altro che un posto facile in cui muoversi: come Roma, fu costruita intorno a sette colli, anche se oggi ne ha inglobati più di 20. Così, è tutto subito un sali scendi di vicoli e scalinate.
Le mie colonne di Ercole, per oggi, sono state Paris Circle -"duar Paris", دوار باريس  - una rotonda al limitare del colle che sarà il mio punto di riferimento nei prossimi mesi. Più che il mio, quello dei taxisti, dato che i nomi delle vie sono stati introdotti poco tempo fa e nessuno li conosce!
Da qui, tuttavia, si gode di una vista mozzafiato sulla città e sui colli che mi trovo di fronte. Una distesa infinita di edifici color avorio si susseguono ininterrotti fino allo stagliarsi delle rovine della Cittadella: faccio qualche foto e medito sul percorso. Quella sarà la prima meta per esplorare la città. Domani, perchè le ombre già si distendono e i bambini giocano a Duar Paris.



*** Il mio diario, sempre che riuscirò a scriverlo con una frequenza decente anche quando l'entusiasmo dell'arrivo sarà scemato, sarà sempre sfalsato di un giorno indietro. Questo per spiegare, a chi mi segue su altri social, la discrepanza di attività 😊




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