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lunedì 15 ottobre 2018

SENSI di VIAGGIO XL: un bagno nel mar Morto, al tramonto

Immaginate di lasciarvi trasportare dall'acqua, mentre fate 'il morto' in una qualche location marittima amena, a poche bracciate dalla spiaggia. Il sole che batte gentile e i gabbiani che stridono.
Immaginate di chiudere gli occhi e di non dovervi preoccupare di nulla, perché siete come in un sogno e non c'è nulla da temere: non ci sono onde, nè vento, nè pesci nè meduse gelatinose.
E tu galleggi, e galleggi, e galleggi.
Ecco, fatta eccezione per i gabbiani e con le dovute proporzioni su quell'"ameno", il mio primo bagno nel Mar Morto è stato così..
Mi avevano detto che l'acqua mi avrebbe sollevata immediatamente, ma in cuor mio non ci credevo e volevo verificare di persona. Non riuscivo proprio a immaginare questa cosa, questa assenza di gravità capace di rendermi immediatamente leggera.
Dopo l'escursione nel Wadi, ci avviciniamo al Mar Morto. Dato che siamo mooolto "easy", niente resort o alberghi di lusso: fermiamo la macchina e cominciamo a scendere una scarpata. La polvere si alza sotto i nostri piedi, si scivola, dovremmo stare attenti. Eppure siamo tutti incantati  da quella pace, da quell'assoluta tranquillità, anche i miei compagni di avventura che sono già stati qui altre volte.
Le gambe fanno "Giacomo Giacomo" per la fatica, ma decidiamo di lasciarle andare e di scendere, scendere verso la costa mentre il sole si riflette in quell'acqua anomala. Sembra così compatta, così densa, così impenetrabile...




Non c'è un rivolo di vento, l'acqua sembra immobile, il sole ci inchioda lì su quella sponda, la Palestina di fronte e quel confine immaginario che passa in mezzo al mare tracciato tanti anni fa. 
Faris è originariamente di Haifa: si ferma e ci dice "non è assurdo? In tutta la mia vita non sono mai uscito dalla Giordania, eppure la mia casa è là, potremmo arrivarci a nuoto".
Recuperato l'attimo di malinconia, raggiungiamo la costa e cominciamo a cercare un posto con del "buon fango". Non ho idea di come abbiano intenzione di riconoscerlo, ma li seguo e rimango in coda perché muoio dalla voglia di "assaggiare" quest'acqua tanto famosa. 
Immergo le dita e la assaggio, in effetti è salatissima. Ma è solo quando ci immergiamo che capisco che la metafora dell'olio era azzeccata. L'acqua è pesantissima, collosa, sembra incapace di scivolare sulla nostra pelle. Il fondale è sassi e sale cristallizzato che si spacca sotto i nostri piedi.
Subito si abbassa, è profondo e ho un attimo di ansia, ma l'acqua solleva le mie gambe e mi trovo così, a pancia in su, a guardare il cielo. 
La pelle pizzica e tutti noi scopriamo qualche ferita o minuscolo taglio di cui non sapevamo. Una goccia d'acqua mi entra in un occhio e non vedo nulla per minuti. 
Provo a sfidare la natura e a "nuotare" girandomi sulla pancia: ve la ricordate quella stupida storia del gatto con una fetta biscottata e del burro sulla schiena che non si sa come atterrerà? Il gatto dovrebbe atterrare sulle zampe, ma la fetta biscottata cade sempre dalla parte del burro... Mhm....
In effetti giro su me stessa per un po', cerco di toccare il fondo. I miei amici ridono e Faris mi dice che sono "silly" perché è inutile sfidare la natura.
Torno sulla schiena e con i piedi mi spingo verso la riva, facendo il morto nel Mar Morto 🙃🙃🙃
È il momento dei fanghi: noi ragazze ci ricopriamo di quella sostanza tanto nota e tanto costosa. Ci chiniamo sul fondale a cercala con le mani e ci urliamo l'una con l'altra "qui c'è del fango buonissimo!". Io non ho idea se sia buono o no, ma è bello essere così nere, così sporche, così vischiose.
Soprattutto, è divertente pensare che l'acqua con cui ci laveremo è la seconda più salata del pianeta e non ci toglierà quell'untume di dosso. 
Nel frattempo, il sole si abbassa, è quasi il tramonto. Il sole che prima era alto nel cielo e cercava di farsi spazio tra le nuvole, ora gode della sua posizione imperante in mezzo al cielo. Ci guarda, mentre sicuro del suo colore e del suo calore, si abbassa per cedere alla fine della sua giornata. Il cielo è arancione, l'atmosfera di pietra. 
Rimaniamo sulla spiaggia per alcuni minuti a guardare quel paesaggio che cambia, pensando ognuno ai fatti suoi, alle sue malinconie, alle sue gioie. Intanto il fango si secca e poco dopo ritorniamo nell'acqua per lavarci. 
E' ora di andare, è ora di tornare ad Amman, cariche di bellezza e di sale. 
  

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