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mercoledì 29 agosto 2018

SENSI di VIAGGIO V: i bambini di Amman

Una voce mi chiama: "Hey, how are you?". Alzo lo sguardo, due minuscoli piedi penzolano da un terrazzo e mi salutano, ciondolando. Poi spunta la faccia di una bambina, che mi sorride e sembra prendersi gioco di me da quella insolita posizione di saluto. 
Dalla Cittadella, sto camminando in discesa verso l'Anfiteatro Romano ed è la prima volta che mi aggiro da sola per le strade di Amman. Difficile passare inosservata, anche se pensavo di essermi "mimetizzata" col mio assurdo turbante in testa. 
Ho l'impressione che tutte le persone che incontro mi guardino con curiosità, ma poi sorridono e così sono a mio agio anche io. Un uomo seduto fuori da una macelleria esordisce con un "long way, eh?", mi chiedo se sembro davvero così affaticata e fiaccata dal caldo.
La visuale da questo quartiere è avvolgente: ho la cittadella alle spalle e l'anfiteatro proprio di fronte, che con la sua forma ellittica cattura i miei occhi come nel gioco del Flipper. Uno stormo di uccelli mi distrae dal vortice, rimango incantata a guardare il panorama; nel frattempo, tutti i sensi si risvegliano, tra suoni, colori e una luce accecante che sembra volermi inchiodare su questo angolo di pianeta.


Le vie sono sconnesse, cammino in mezzo alla strada: una bambina dai capelli rossi mi saluta, se ne sta dietro l'inferriata di una finestra e mi chiede "Where are you from?". Fatico a credere che sia giordana, con quei capelli e la carnagione bianca come il latte. Invece sì, "I am Jordanian", afferma con aria timida ma risoluta. Una bambina più spavalda mi si piazza davanti, forse gelosa della sua amica alla finestra, vuole a tutti i costi dirmi il suo nome, "Lian", palesemente incurante di sentire il mio.
All'inizio dell'ennesima irta discesa,un gruppo di ragazzini mi viene incontro: il più piccolo di tutti, con aria spavalda, "one JD, please", vuole un dinaro giordano, e senza nemmeno presentarsi ;-)
Rispondo che non ne ho, ma stanno già camminando lontano.
In una piazzetta che si affaccia a mo' di balcone sulla città, quattro bambini giocano a calcio: la palla scappa e mentre uno di loro va a recuperarla, un altro mi sorride e dice "Welcome to Jordan!"



Finalmente arrivo all'anfiteatro, ma decido di non visitarlo. Sono cotta dal sole e preferisco respirare un po' di quest'atmosfera da "dopo-lavoro" che racchiude nella piazza antistante famiglie, gruppi di amiche e bambini, molti bambini.
Sembra il posto perfetto per ogni tipo di attività: qualcuno fa lunghe telefonate guardandosi intorno, le donne chiacchierano rumorose, ci sono delle ragazzine che vanno all'impazzata sui roller sfidando non solo la gravità, ma la tenuta di una pavimentazione che non sembra fatta apposta per loro.
Alcuni ragazzini vendono acqua ai margini della piazza, sembrano molto indaffarati e responsabili di questa danarosa attività per turisti 😉




Soprattutto, si gioca a calcio - come in ogni angolo del pianeta che si rispetti - e la palla è l'unica cosa che conta...I bambini la inseguono, incuranti dei turisti e dei passanti che vogliono attraversare la piazza per raggiungere l'ingresso del Foro. Andranno avanti molto, io mi siedo su una gradinata e li osservo, assorbo la loro energia nel turbinare degli schiamazzi. Respiro a pieni polmoni, incamero luci, colori e vitalità di una giornata che, pur al tramonto, sembra avere in serbo ancora molto per tutti gli abitanti di Amman.


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