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mercoledì 20 novembre 2019

SCOUSE SCENE: Due settimane dopo... - Two weeks later

IT
(ENG Below)

Sembrerebbe che, in confronto alla Giordania, non abbia proprio nulla da dire...
Che da quando sono a Liverpool non sia successo nulla di significativo, eccitante, memorabile.
Non è così, ovviamente ;-)
Ma mi sento un po' confusa, forse disorientata. E la cosa (sorprendente) è che mi sento più disorientata qui, in una nazione - per il momento, ancora - "europea", di quanto mi sentissi in Medio Oriente....ma questa, è un'altra storia - che tutti già conoscono ;-)
Beh, la prima cosa sorprendente che mi è successa è sicuramente il furto del cellulare, dato che sono riuscita a farmelo rubare nella "civilissima" Inghilterra appena una settimana dopo il mio arrivo! Ma questa è colpa mia, essenzialmente, e sarebbe successo in qualsiasi parte del mondo a qualsiasi tonno - o sardina? - che abbia lasciato il telefono incustodito sul tavolo di un pub di fronte alla stazione...
Sopravvissuta al disagio di tre giorni senza telefono e all'imbarazzo di una email della polizia inglese che mi invita a rassegnarmi al furto - "le videocamere del locale non hanno permesso di identificare il ladro": peccato che abbiano controllato le telecamere del locale sbagliato! - mi ripiglio, trovo una casa, compro una bicicletta, comincio a orientarmi nel campus universitario.
Ci sono alcune cose che mi hanno sorpresa in queste due settimane:
1. Al momento, Liverpool è molto meno piovosa del previsto - saranno queste le ultime parole famose?
Capita spesso che ci siano abbaglianti mezz'ore di sole, in cui tutta la città sembra riacquisire la sua forza e rinvigorire nel (vano) tentativo di scappare dall'umidità. La città resta pur sempre bagnata, perchè quando il sole dà spazio alle nuvole, c'è quella pioggia sottile come spilli che ti lascia nello shakespeariano dilemma "Apro l'ombrello o non apro l'ombrello?". L'ombrello sembra sempre inutile, se non fosse che alla fine ti trovi completamente bagnata. L'ombrello sembra sempre utile, se non fosse che il vento fa il suo giro e lo rende inutilizzabile.
2. Gli inglesi del Nord sono estremamente socievoli - quasi Mediterranei?
Beh, la buona educazione e l'eleganza inglesi sono note a tutti: sono sempre così gentili, composti, misurati... esattamente come noi italiani! Ah, no..
A volte ti chiedi come sia possibile, che questi siano sempre così perfetti e così garbati. Io credo che non sia possibile che lo siano sempre: semplicemente, se sono contrariati o infastiditi, il loro sangue blu li tiene a freno, attiva una procedura di meditazione interna, e alla fine il massimo della loro reazione consiste in una elegante e cerimoniale perifrasi per dirti che hai fatto qualcosa di sbagliato. Insomma, gli inglesi non sono persone molto pratiche ;-)
Tornando all'affabilità, sono molto sorpresa di quanto gli Scousers - termine per indicare gli abitanti di Liverpool - siano aperti e amichevoli. Non è raro essere fermati in mezzo alla strada da qualcuno che, notando che sei nuovo o che stai cercando qualcosa, non solo si ferma ad aiutarti, ma comincia anche a fare conversazione e amicizia.
A quanto pare, c'è una certa rivalità tra Nord e Sud: pare che gli inglesi del Nord siano molto più alla mano di quelli del Sud, più socievoli, meno altolocati, più onesti. Sono capitata nel posto giusto?
3. Il cibo inglese è veramente s... squisitito? No. Saporito? No. Sofisticato? No. Sorprendente? Sì!
Beh, sorprende innanzitutto perchè non esiste. Qual è, esattamente, il cibo inglese? Un inglese ti risponderà che qua le culture sono tutte mischiate e che non c'è un vero e proprio piatto nazionale o qualcosa di tradizionalmente inglese antecedente al flusso migratorio - ti dirà anche che noi Italiani siamo così arroganti, che pensiamo che la pizza e la pasta siano buone solo come le facciamo noi! Beh, si cerca sempre di toglierli dal'imbarazzo e di non svelare loro cosa vuol dire quel "come le facciamo noi"!
4. La città è favolosa, tradizionale, elegante e incredibilmente inglese. Forse questa è la riflessione più profonda di questo stream of consciousness. Quando sono arrivata qui, sono rimasta sorpresa e forse anche un po' angustiata dall'architettura e dal profilo urbano. Tutte queste casette a schiera, colorate, in legno, con 2 mq di giardino intorno. Dico angustiata perchè mi sembrava di stare dentro una storia delle fiabe, in un mondo parallelo, non globalizzato, non modernizzato, non conformato! Sono stata molto ingenua, ma la mia mente cercava palazzi e grattacieli di default. Sono serviti alcuni giorni per accettare che la forma della città è questa, sia nel centro che nei sobborghi, e per apprezzare che in un mondo che si omologa, Liverpool resiste elegantemente!

Così, mi trovo a "biciclettare" tra questi viali alberati, scivolosi per lo strato di foglie spappolate dall'acqua. Ad apprezzare la bellezza di una città - Liverpool è pur sempre la terza città più grande dell'Inghilterra - che non ho ancora ben capito e che non sono sicura di saper descrivere a parole, ma che mi avvolge in un'atmosfera incredibilmente confortante.


ENG

It seems that I have nothing to say, if compared with my first steps in Jordan. That since I am in Liverpool nothing exciting happened. Of course it is not like this ;-)
But I feel a little bit confused, and the surprising thing may be that I feel more disoriented here, in a - lasting - European country, than how I felt in the Middle East. But this is another story, which everyone already knows!
The first surprising thing in which I bumped into was the robbery of my phone, just a week later then my arrival. But this would happen everywhere, if you leave your things unattended in a pub close to the station.
As a surviver, after three days without phone, I got an email from the police which says "the CCTV camera could not help in the identification of the thief": I just gave up, not considering that the police checked the cameras of another pub! 
I found a house, I bought a bike, I am starting orienting myself in the university campus.
There are some things which really surprised me in these two weeks:
1. At the moment, Liverpool does not seem so rainy - the famous last words?
Often there are sunny half-hours, when the city seems to regain power and to dry a bit. The city is still wet, indeed: when clouds come back, a fine slight rain starts and the Shakespear-dilemma is "Should I open the umbrella or no?". The umbrella seems always useless, 'cause it appears to rain slowly: at the end you are completely wet.  The umbrella seems always usefull, but the wind turns it useless again.
2. English from the North are extremely sociable - kind of Mediterreans?
English politeness and elegance are well-known: they are always so kind, composed, formal... as the Italians! ;-)
Sometimes you wonder how this is possible: I think this is not possible: just, if they are upset or disappointed, they engage into a self-meditation. The outcomes is just a long, polite way to tell you that you mistook something. Very practical people ;-)
Then, Scousers - typical name to refer to Liverpool people - are really open and friendly. It is not rare that someone stops you in the middle of the street if they see you are searching for something. They help and they engage in a sociable, funny conversation. Maybe, they ask for your contact ;-)
Seems there is quite a competition between English from the North and English from the South, the first pretending to be more sociable, less posh, more honest. Am I in the right place?
3. English food is...Delicious? Tasty? Surprising?
Yes, Surprising, since it does not exist. Which is the typical English food? An English person would reply that here cultures are so melted and there is no national food - an English would also say that Italians are so arrogant since we pretend to call "pizza" or "pasta" only the ones we made!
4. The city is faboulous, traditional, elegant, extremely English. Maybe this is the most serious thing I am writing out of this stream of consciousness. When I arrived, I was surprised and also a bit anguished by this architecture. All these tiny tight woody houses! Anguished because I was automatically searching for blocks and skyscrapers, I felt to be into a fairy tale, in a not-modern, not -globalized world. 
I have been very naive: after some days I started appreciated the shape of the city and its way to resist - traditionally, proudly, English! - in a world which is conforming.

Thus, I ride the bike in the tree-lined avenues, with a slick layer of melted leafs on the ground trying to kill me. Meanwhile, I appreciate the beauty of a city like Liverpool, which is the third largest of England, but has a conforting atmosphere able to let me feel home.



martedì 6 novembre 2018

SENSI di VIAGGIO XLVII: Petra, dall'alba al tramonto

All'alba, dopo forse 4 ore di sonno, siamo di nuovo a Petra. Pochi turisti ciondolando nel siq per raggiungere il tesoro. L'aria fresca del mattino è un pizzicotto sulla pelle, il vento fruscia leggero tra i capelli, unico rumore in quella città ancora incantata. Tra poche ore, migliaia di turisti si riverseranno qui con tutto il loro cicaleccio: ci godiamo quella calma preziosa, soddisfatti per aver accettato il trauma della sveglia.


Sono ancora incredula per la serata precedente, ma in cuor mio so che questo posto ci stupirà anche oggi.
Dovremmo incontrarci con Firas al tesoro, poi proseguiremo per il monastero che sta su un'altura a qualche chilometro di distanza. Mentre lo aspettiamo, un altro beduino ci si avvicina: quando gli diciamo che aspettiamo Firas esclama con sicurezza "è mio cugino, venite, andiamogli incontro".
Prendiamo Bounty, che era stato "preso in prestito" da questo cugino per la notte e ci avviamo verso sud. Firas ci viene incontro sorridente con due cammelli: li fa "sedere", in modo che possiamo salire sul loro dorso. Il cammello ha le gambe così lunghe e così sottili che per inginocchiarsi si lascia cadere sulle ginocchia improvvisamente. Lo stesso quando si rialza, con uno scatto improvviso prima in avanti e poi indietro, nell'alternanza delle sue zampe.


Trotterelliamo con un po' di sana spocchia su quell'animale così esotico e così mitico. Siamo in alto, mentre Firas li conduce con passo svelto camminando.
Percorriamo la via di Petra, il teatro romano a destra, le tombe reali sulla sinistra. Raggiungiamo il grande tempio e le altre rovine romane che giacciono in secoli di storia.


 É ora di cambiare animale, dobbiamo inerpicarci dentro un Wadi - valle - e il cammello non è abbastanza agile. Monica e Bounty, i due muli, sono abituati a portare fino a 400 chili, ma quando vedo quanto è irto, roccioso e pendente il sentiero mi sento male per loro. In più, io e Firas condividiamo il povero Bounty, che si trova così con almeno 150 chili sulle "spalle".
Sinceramente ho paura che il mulo scivoli - in alcuni parti il sentiero è esposto su un precipizio - ma Firas ride e mi rassicura dicendo che i muli sono gli animali più forti di sempre e che non sarò certo io dall'Italia a sfatare il mito.




Mentre saliamo a strattoni e mi reggo alle redini, mi guardo intorno e cerco di fare alcune foto. Siamo tra due muri di roccia, ogni tanto ci sono delle caverne. La gente ci fa capolino, dato che vive qua: è così magico percorrere quel sentiero e vedere le persone che si svegliano e cominciano le loro attività della giornata. Incontriamo soprattutto donne, pronte a sistemare la casa, adempiere alla faccende domestiche e preparare le bancarelle con la merce che cercheranno di vendere ai turisti. Saliamo, saliamo sempre di più: i gradini di roccia sembrano scivolosi e lisi dal passaggio quotidiano di così tante persone, ma i muli procedono sicuri. Non c'è ancora nessun turista qui, davvero possiamo dire di essere i primi della giornata.
Firas non ci dice niente, ma a un certo punto appare sulla sinistra il Monastero: è tanto bello quando il Tesoro, ma ha il fascino delle cose nascoste, segrete. Se ne sta lì, con una specie di piazza davanti, a dominare il Wadi, bastione incontestabile della bellezza di Petra.



Il sole comincia ad essere caldo. C'è una specie di ristorante, ci sediamo, prepariamo la shisha e facciamo colazione con un sandwich di falafel. La bandiera giordana sventola sicura nel vento e la foto del re sta appesa in una grotta: sorride e stupidamente mi viene da sorridergli di riflesso, beata in quel posto solitario e prezioso.


Ci prendiamo un po' di tempo per riposare, nessuno di noi vuole scendere da lì.
Quando decidiamo che è ora di andare, risaliamo in sella a Bounty e Monica: la discesa potrebbe sembrare più spaventosa, ma in realtà mi sono abituata a questa andatura apparentemente precaria.
I turisti cominciano a risalire il sentiero, stanchi. Sono pigramente grata a Firas per averci portati lì col mulo.
Visiteremo il tempio romano, la chiesa bizantina, il teatro romano; mi farò mettere il Kajal direttamente dai beduini, fumeremo un po' di shisha all'ombra di una tenda, guardando i turisti che cominciano ad ingorgare il sito. 



Non vogliamo salutarci, nemmeno se il Wadi Rum ci aspetta, nemmeno se Firas ci invita a tornare tutte le volte che vogliamo. C'è un vento feroce, che alza la sabbia e la getta negli occhi. Trotterelliamo sul mulo verso l'uscita attraverso una via secondaria e rialzata. Ammiro per l'ultima volta la bellezza di Petra coprendomi il viso con la Kefia. Firas mi chiede se va tutto bene: anche se sorrido, sono molto triste di lasciare quel posto. 
Le ultime 20 ore sono state le più assurde, intense, vivaci di tutta la mia permanenza di Giordania.


mercoledì 12 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO XIX: gatti, taxi e murales ad Amman, in quantità.

Tra il milione di cose che possono incuriosirti quando passi più di qualche ora ad Amman, ce n'è una che mi assilla da giorni: in questa città, ci sono più gatti, più taxi o più murales?


Il quesito è davvero rilevante, soprattutto se cerchi strenuamente di sopravvivere in qualità di pedone e devi tener conto di queste tre distrazioni che possono facilmente distoglierti dalla tua meta.
Partiamo dai gatti: io credo che questi animali abbiano un nonsochè di universale. Tutte le culture amano i gatti - okay, magari qualcuno può esserne allergico, può averne paura, può odiarne il pelo - ma, in generale, non so di una società che li ripudi apertamente. Spero di non essere contraddetta perchè il mio grande maestro Bruno Munari - sì, lo so, è un po' che non vi parlo di lui 😟 - diceva
che "conoscere i bambini è come conoscere i gatti. Chi non ama i gatti non ama i bambini e non li capisce". Ecco, questo sillogismo è a sostegno della mia tesi, datosi che ogni società che voglia perpetuarsi nel tempo DEVE amare i bambini, e quindi i gatti.

                                         
                                                                                       Il gatto che "fa la pasta" c'è anche ad Amman
Ad Amman, la gente ha paura dei cani - che sono praticamente assenti fatta eccezione per qualche expat-dog di razza che ha varcato il confine e ottenuto il visto insieme al padrone.
I gatti, invece, sono ovunque: in ogni giardino, in ogni vicolo, in ogni via che sia degna di questo nome. 
Purtroppo, il mio romanticismo finisce qui, perchè la loro presenza non è un buon segno. 
Tu stai camminando e all'improvviso vieni spaventata da un rumore molto, molto vicino: ed ecco un gatto che salta fuori da un cassonetto della spazzatura con un osso di pollo tra i denti. Questa è la migliore delle ipotesi, perchè la spazzatura è ovunque ad Amman - non solo nei cassonetti - e questo è un vero peccato oltre che, in certi casi, il vero scempio di una nazione che avrebbe molto da dare in termini naturalistici e artistici.
Ma la spazzatura è ovunque, e i gatti ne sono molto felici. Sono soprattutto felici di spaventare a morte ogni turista saltando fuori dai cassonetti con felicità e prodezza.
Andiamo ai taxi: anche questo non è un buon segno, i taxi sono ovunque ad Amman perchè i trasporti pubblici non sono molto efficienti. In realtà, c'è una fitta rete d'autobus ma credo di aver dedotto che essa è un'esclusiva locale perchè nessun turista ha mai capito da dove partono e, soprattutto, dove arrivano. Se state pensando che io sia incapace, potreste avere ragione, ma comunque "Santa Lonely" aggiunge un motivo in più per non curarsi di loro: "gli autobus sono lenti e poco affidabili".
Per sanare questa falla, i taxisti si sono moltiplicati esponenzialmente, fino a occupare ogni "corner" della città. Fosse solo il fatto che intasano le strade, non sarebbe un grande problema: il disagio che creano al pedone, invece, consiste nel fatto che essi suonano il clacson ad ogni forma vivente che pensano si stia muovendo a poca distanza da loro - quindi, suonano anche ai gatti.
Suonano il clacson, e questo l'ho già raccontato qui, non per salutarti, apprezzarti, segnalarti un pericolo: no, suonano il taxi per chiederti se hai bisogno di un passaggio. Se devi fare un chilometro - secondo la mia modesta opinione questa è la distanza massima che un cittadino occidentale possa sopportare ad Amman - diciamo che verrai "strombazzata" almeno una decina di volte, per una media di 1 clacson ogni 100 metri.
Il fatto è che per i giordani appare inconcepibile che uno possa voler camminare di sua "sponte" e fare tutta questa fatica ingiustificata, quindi anche se rispondi "La - لا" - "No" in arabo, se fai "No" con la testa - che poi, chissà cosa significa scuotere la testa dx-sx-dx-sx in Medio Oriente, se fai oscillare l'indice della mano a mo' di pendolo rovesciato - anche questo gesto ha una dubbia valenza universale - insomma, anche se cerchi in tutti i modi di rifiutare un passaggio, loro ti suonano almeno altre 2 volte, perchè per loro la tua testardaggine è pura follia.
Ho capito che la miglior soluzione è continuare a camminare, senza perdere tempo in gesti e dinieghi, per la serie "non ti curar di loro ma guarda e passa".
Capirete dunque che, per tutti questi attentati alla mia sanità mentale, sto cercando di collezionare prove a favore del fatto che i gatti e i taxi non potranno mai essere tanti quanti i murales che decorano la città. Il peggio che ti possa accadere se incontri un murales è che prendi una storta mentre pretendi di fotografarli camminando per non essere assalita dai taxisti che ti credono esausta e dai gatti che ti credono la mamma. Insomma, niente male.
Questo è il motivo per cui, nel prossimo post, cercherò di mettere insieme quello che ho scoperto sui murales di Amman.

sabato 1 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO VIII: Gadara, crocevia del Medio Oriente

Tirano Crocevia delle Alpi, Umm Qais - ام قيس - Crocevia del Medio Oriente...


Okay, forse il paragone non regge, ma questa lingua di terra nel Nord della Giordania sembra davvero meritarsi questo nome. Certo, per fare una croce servirebbe che a incontrarsi fossero almeno 4 paesi, ma la geopolitica del turbolente Medio Oriente ci impone, al momento, di accontentarci di loro 3:
Giordania, Siria e Israele sembrano non essere mai stati così vicini.


Dalla cittadina di Umm Qais, posta su un colle che a me ricorda la forma di un cuore, risalgo a piedi sul colle successivo, dove giace l'area archeologica di Gadara. 
I miei occhi sono un po' assuefatti da tutte queste colline ininterrotte, rocciose, brulle e desertiche che si ripropongono per chilometri. Il viaggio da Amman è stato davvero lungo - per il solito motivo che 59 km li devi fare in due ore - e non sono così ottimista che le aspettative vengano ripagate: il mio cervello ha imparato che dietro a un colle può solo esserci... un altro colle.
Nel punto più alto c'è una moschea e tutt'intorno le rovine di un villaggio ottomano abbandonato che si è sovrapposto alle rovine romane: la vista è impedita da scuri blocchi di basalto che sembrano assorbire tutto il calore della giornata. Ci sono 35°, è mezzogiorno e, anche questa volta, non c'è nessun altro visitatore. 
Mi faccio guidare da quel che resta delle viuzze del paese anche perchè, qui in Giordania, è praticamente impossibile ottenere una brochure o una cartina del posto che stai visitando...
E' così che, al limitare di un muro diroccato su cui svetta l'ennesima bandiera giordana, la vista si apre e non c'è nulla a interromperla.


Davanti a noi ci sono le tanto contese alture del Golan, oggi Israele. Il monte Hermon è lontano, ma puoi immaginarne la forma nell'infinito Ovest. 
Dietro l'altipiano, il Lago di Tiberiade che qualcuno chiama, forse con un po' troppo di magnificenza,  Mare di Galilea. Il cielo è terso, mi dicono che sono fortunata: spesso c'è troppa foschia e il lago non si vede.
Nella valle a U che ci separa dal Golan, scorre il fiume Yarmouk, anche questo famoso per una battaglia.
È bello scoprire che, dietro all'ennesimo colle non c'è solo un altro colle, ma tutto questo panorama.
L'infinito susseguirsi di colline sembra assumere un senso in questa landa di terra dove, tra guerre e scontri, le persone sembrano ancora dover definire i loro spazi, nello spazio privato della loro resistenza.
Si dice che questo colle sia meta di pellegrinaggio per i Palestinesi che hanno dovuto lasciare la loro terra e che da qui possono ammirarla fino a farsi accarezzare dalla brezza che risale da Sud.















venerdì 31 agosto 2018

SENSI di VIAGGIO VII: le salite di Amman

"Sempre caro mi fu quest'ermo colle"...ehm, no, non esattamente.
Come già annunciato con una rivelazione shock, se in una città ci sono 20 colli e devi spostarti da uno all'altro, non dovrai solo scendere, ma anche e soprattutto salire.
Torniamo dunque alla mia assolata giornata di fine agosto - l'ennesima - per capire cosa succede se, oltre a sfidare la sorte camminando ad Amman, devi pure farlo in salita.
Finalmente giunto al limitare della discesa, il primo shock ce l'hai proprio davanti. Ti stai godendo quella che sembra essere una piazzuola quasi pianeggiante - un po' come quando noi montanari arriviamo finalmente al valico della montagna - e alzi lo sguardo: nella migliore delle ipotesi, ci sono dei gradini. Nella peggiore, la salita sterza subito in una curva a gomito che ti lascia giacere nell'ignoto: in cuor tuo, sai che è meglio, così puoi affrontare un problema alla volta.
Sali, e a consolarti ci sono solo i taxi che fanno fatica anche loro - ve l'ho detto, il cambio automatico è maledetto. E' caldo, "come in tutto il Medio Oriente", direte voi. In realtà, il clima ad Amman è piacevole perché è sempre ventilato, ma di certo tra i due muri di case che fiancheggiano la salita al colle non passa nemmeno un rivolo di vento. Non serve certo un urbanista per capire che, per rendere le strade più pianeggianti (???), gli Ammaniti le hanno costruite come serpentoni snodati parallelamente gli uni agli altri lungo tutta l'ampiezza del colle. Insomma, per farla breve, se anche ci fosse della brezza che scende dalla montagna, non filtra perchè le case fanno da barriera. Ovviamente, questo crea anche un altro inconveniente: le distanze si allungano di molto e anche se ti sembra di essere vicino a un posto, in realtà devi circumnavigare concentricamente il quartiere ancora per molti metri, prima di arrivarci.
A volte, a salvarti, ci sono delle scalinate magnifiche che tagliano i livelli, ma hanno una media di 100 scalini l'una.
Puoi anche fermarti a fare una pausa: io l'ho fatto solo una volta, per fare una foto al panorama. Un taxista, conoscendo la vanità tipica di noi occidentali, mi ha notata e ha insistito per farmela lui, la foto. Peccato che ho dovuto portargli il cellulare, perchè nella sua tranquillità mediorientale, se ne stava in panciolle dentro il suo taxi e sembrava molto eloquente nel farmi capire che non si sarebbe mosso di un cm - che poi, io la foto non la volevo nemmeno.
Le macchine, le bici e tutte le altre forme di disturbo al tuo arrancare si mischiano alla sopracitata calura. Ho l'impressione che qui il sole "picchi" ancora più forte - e forse non è un'impressione, ma una verità scientifica, dato che siamo più vicini all'equatore almeno di un parallelo.
Comincio ad avere le visioni, come per le oasi nel deserto: ho l'impressione che le case mi sorridano. 
Forse anche questa non è un'impressione, ma una verità scientifica 😏. Tutto può succedere ad Amman.

giovedì 30 agosto 2018

SENSI di VIAGGIO VI: camminare ad Amman

"Ad Amman è praticamente impossibile trovare una via dritta e pianeggiante" recita Lonely Planet. Come darle torto...
I famosi colli rendono l'affermazione quasi eufemistica.
Eppure non mi arrendo e sfido la sorte affidandomi a un'altra sacra Bibbia del turista: Google Maps.
Secondo Google Maps, ogni attrazione turistica sembra essere al massimo 2 chilometri da casa mia - avevo già fatto vanto di abitare in uno dei quartieri più "in" di Amman?
Quindi, perché non andare a piedi, così da avvolgermi nella vera vita Giordana?
Il problema è che la mia brillante accomodation si trova proprio al top del colle - a dirla tutta, "Jebel - جبل" in arabo significa "monte", ma da buona Valtellinese minimizzo, non sarà mica una montagna...
Così, essendo la mia partenza nel punto più alto, bisogna scendere dal colle...

Le macchine sfrecciano e mai frase fu più vera di "i Giordani usano il clacson per comunicare". I Giordani fanno un uso molto "polisemico" del clacson: noi di solito lo usiamo per insultare qualcuno, invece qua lo usano per dirti che puoi attraversare la strada, per ringraziare l'autista di fronte di averli lasciati passare, per invitarti a spostarti....
Ma l'uso più simpatico è un altro: siccome non è buona abitudine rispettare le precedenze o fermarsi allo stop, quando sono in prossimità di un incrocio, loro suonano, così da segnalare che stanno per buttarcisi in mezzo.

Insomma, penserete che questa è la colonna sonora dei pedoni di Amman, e invece no: sovrapponeteci il muezzin, il venditore di pomodori, quello di melanzane - che quando si incrociano amplificano la melodia - e avrete la soundtrack ufficiale!
In tutto questo devi dare retta ai bambini, che, come detto ieri, sono abbastanza impegnativi, e ai taxisti, che appena ti vedono intenta a fare una foto, ti fischiano per avere l'onore di scattartene una....
Camminare ad Amman non è semplice perché i marciapiedi, che pure ci sono, vengono costantemente occupati dai proprietari/affittuari/venditori limitrofi con le più improbabili cianfrusaglie: c'è un'incredibilmente elevata percentuale di antiquari, "restorer" e tappezzieri che cercano di riportare in vita pezzi di consumismo defunti almeno dai tempi di Kennedy.
Si aggiungano tutte le cose che possono improvvisamente penzolare sulla tua testa mentre cammini.


Penserete che, a questo punto, io possa essere arrivata alla mia meta, e invece no. Sono solo giunta in fondo al colle, tocca risalire su quello di fronte.
Ma anche questa è un'altra storia di Vita, che ovviamente ho deciso di ambientare in un'assolata giornata di fine agosto, in cui gli unici frequentatori di strade alle 3 di pomeriggio sono le lucertole e qualche vecchio incartapecorito dal sole. E io, naturalmente.😉
Un'altra storia, dicevamo, che si intitolerà: le salite di Amman ;)