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giovedì 20 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO XXVI: rilassarsi a Paris Square

Ad Amman gli spazi pubblici per l'aggregazione sociale sono praticamente inesistenti. Non ci sono parchi nè spazi verdi nè aree pedonali - ad eccezione dell'avveniristico "Boulevard"
Eppure la sera, quando la mente è piena di pensieri e di fatiche accumulate durante la giornata, Paris Square è in grado di regalarti quel relax soffuso che andavi cercando.
Con l'unica pretesa di trovare un posto dove sederti mentre lasci fluttuare i pensieri nell'aria, la mente diventa subito più fresca e leggera.
Non che questo posto abbia molto da offrire: è una grande rotonda al limitare di Webdeh attorno alla quale le macchine circolano senza sosta - motivo per cui raggiungere la Piazza è la prima grande sfida da affrontare, tra taxisti molesti e conducenti impavidi. 
Ma quando raggiungi la salvezza di uno dei vialetti d'accesso, sei finalmente in un'altra dimensione.
Amo andare lì - in realtà, "andare" non è il verbo giusto. Dovrei dire "fermarmi", dato che è sulla mia via di casa...
Le 8 agognate panchine interrompono delle misere aiuole che potremmo definire semplicemente "distesa compatta di terra rossa".
Ed è proprio in quei 40mq di spazio racchiuso tra le panche che tutto può succedere. Ci sono bambini che corrono, giocano, inseguono il pallone. A volte qualche cane borioso che si vanta di essere la star del quartiere. Qualche impiegato che finisce le chiamate quotidiane, una buona dose di expat - i famosi expat di ElWeibdeh - che viene qui a connettersi con l'Occidente.
Ci sono mamme che chiacchierano e gettano un occhio ai figli che stanno per sorpassare il cordolo della rotonda, alcune ragazze che si pavoneggiano coi selfie. 
Teenager che fumano e ragazzotti che si trovano dopo lavoro.
E poi c'è un ragazzo di colore che improvvisamente, come un rito, arriva sempre a tagliare la strada, l'atmosfera, la piazza e la nostra attenzione con il suo skateboard, e se ne va.
Ci sono le coppiette che vengono qui a mangiarsi uno shawarma perché pur essendo molto diffuso, lo Street food non ha un posto alternativo dove possa essere mangiato (a meno che prendiamo in considerazione le lunghe file di scale).
Qualche gatto può sbucare da un cespuglio, ma ciò cui devi veramente fare attenzione sono i palloni. Sì, perché anche qui, in questo angusto spazio cementato, si svolgono dei veri match improvvisati che coinvolgono vari giocatori, tra i 2 e i 15 anni.
La competizione è forte e non ammette sconti. Quella palla va dribblata, va deviata, va allontanata dalla porta (uno dei vialetti d'accesso). E per farlo, bisogna agire convinti e aggressivi. Così, le deviazioni finiscono sempre col colpire qualche povero expat o uno degli altri astanti.
Poi ci sono le zuffe tra bambini che, ammettiamolo, hanno il loro fascino indiscusso: mentre li guardiamo scontrarsi, sappiamo ammettere che tutti siamo cresciuti così.
Insomma, mentre tutto questo succede, la mia mente si libera, il mio umore si riequilibra, il cervello ristabilisce le priorità.
Grazie Paris Square, Grazie Duar Baris, grazie soprattutto per essere la barzelletta di tutti gli expat che sorridono di fronte alla difficoltosa pronuncia locale di quella "p", una specie di sfida locale all'Occidente.



** come potrete capire, questi melanconici pensieri di fine giornata possono essere stati scritti solo lì, in quella caotica atmosfera che spiega le numerose sgrammaticature. Eppure, a me piace così ;-)

giovedì 13 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO XX: i murales di Amman

Credo di avervi promesso di parlarvi dei Murales di Amman: ci tengo molto a darvi un'idea della quantità e della qualità di questi lavori perchè credo che molti di noi non si aspettino tanta effervescenza artistica in Medio Oriente. E invece la città continua a sorprendermi e a rivelare un volto giovane e intraprendente che vuole rendere gli spazi più vivibili e trasformare anfratti grigi e "scontati" in attimi di sorpresa per il turista e, spero, per gli abitanti storici.


I principali Murales che ho fotografato si trovano tra IlWebdeh e Jabal Amman, due colli limitrofi tra i più "storici" della città. 
Ho già detto mille volte che IlWebdeh è il cuore artistico di Amman, sede di mostre, gallerie, musei e centri culturali che hanno creato un ambiente davvero florido per artisti locali e non solo: la cosa curiosa è che questo colle è anche uno dei più antichi insediamenti della città, motivo per cui l'effetto "street art" [arte di strada] può sorprendere...



Ma la verità è che questi murales forniscono anche un fondamentale servizio agli abitanti: l'incoraggiamento". Molte delle scale storiche della città, quelle che collegano "per direttissima" i punti nevralgici - leggi: ti scaraventano vertiginosamente verso i piedi del colle OPPURE ti obbligano a intraprendere una via Crucis per arrivare in cima - sono state ridipinte, nascondendo la loro vera natura omicida dietro centimetri di acrilico...




In questo modo, la salita vi sembrerà forse meno faticosa e creerà anche una brillante cornice per ammirare il paesaggio da uno dei rari pianerottoli che si affacciano sulla città.


In molti casi, i murales hanno coperto "moderne" colate di cemento o pareti di calcestruzzo abbandonate da troppo tempo. In altri, hanno dato un senso ai muri di alcune case costruite senza troppa regolamentazione edilizia...

In altri, invece, servono "solo" a rendere più "in" e più attrattivo un quartiere che già di suo ti avvolge con la sua magia e in cui è piacevole perdesi...





Purtroppo per voi e per me, la mia ricerca non ha dato molti frutti: ho trovato alcune informazioni riguardo il progetto dei murales in questi link qui sotto che vi suggerisco di aprire anche solo per vederne degli altri.
Prometto che ci sarà una "Parte 2" non appena riuscirò a documentarmi un po' meglio sul progetto, su chi l'ha proposto, su chi sono gli artisti e quali le fonti di ispirazioni per i disegni.


LINK UTILI:



giovedì 6 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO XIII: il giardino segreto di Amman

Darat El Fununدارة الفنون - è, letteralmente, il dipartimento delle Arti. Nella pratica, è una delle tante gallerie d'arte che, insieme a murales e botteghe d'artisti, rendono ElWeibdeh il posto meraviglioso in cui ho la fortuna di vivere.



Ma, con tutto il rispetto, nè le mostre nè la collezione sono il motivo per cui ho preso la buona abitudine di venire qui tutti i pomeriggi: Darat El Funun è soprattutto un posto magico, immerso nell'ombra di piante di ogni tipo, dove riposare, bere un tè e godersi il panorama sulla città. Appena entri in questo giardino segreto, non ti abbaglia solo la luce - tipica di Amman - ma anche l'atmosfera fuori dal tempo, che ti obbliga a chiederti: sono ancora sul pianeta Terra?
Darat el Funun è un complesso architettonico tagliato a metà da una rampa di scale - l'ennesima - che porta al fulcro del quartiere. E' una specie di strada obbligata: se ti muovi a piedi devi passarci per forza, almeno una volta. Erano giorni che guardavo incuriosita attraverso le entrate e mi ripromettevo di venirci presto.
Quale migliore occasione se non un pomeriggio di sole cocente per cercare ristoro e ombra qui?
Entrando dall'accesso inferiore, mi trovo davanti ai resti di una chiesa bizantina. "Resti", in Giordania, vuol dire colonne, come avrete avuto modo di vedere qui e qui.



Ma la meraviglia del posto si rivela subito essere il giardino terrazzato: al momento, davanti a me vedo palme, gelsomini, ulivi e decine di gradini in pietra locale che mi invitano ad andare sempre più su. 
Salgo, e trovo piante di fico, viti e bouganville. Salgo ancora, e la scoperta continua. Scopro addirittura che una palma può crescere sopra un ulivo 😉


Sono finalmente all'ombra, non riesco a scattare foto decenti perchè la luce è - come sempre - troppo forte. Mi giro e la veduta che mi si apre davanti è questa.


Alla fine della salita, incontro un amico - nemmeno lui conosce la sua identità, quindi non potrò dirvi il suo nome...

                            

La direzione del museo è abile, e colpisce la mia attenzione con delle strane lenti sul muro: sembrerebbe che nelle pietre che hanno usato per costruire la casa, ci siano dei fossili.


Finalmente, trovo il posto che cercavo... è magnifico fermarsi qui, all'ombra, dove solo qualche impavido raggio di sole filtra tra le foglie. Il gorgogliare dell'acqua, un rivolo di vento, tanti fiori e qualche gatto che gironzola - come in ogni dove ad Amman.
La grande bellezza, per me, è questa ❤️












domenica 2 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO IX: (già) una settimana ad Amman

Il sole cala presto qui, sulle alture di ElWeibdeh. Le campane suonano in lontanza per riunire i (pochi) fedeli cristiani - che sono pur sempre il 6% della popolazione.
È solo così, con questo richiamo tanto consueto al mio modo di scandire la settimana, che mi rendo conto di essere in Giordania (già) da una settimana.
Oggi è il primo giorno lavorativo della settimana e sono sicura che questa variazione mediorientale ai ritmi di lavoro smetterà di farmi odiare il lunedì.
Tuttavia, vivo nell'oscillazione costante dei due calendari, stranita nel pensare che in Italia è il giorno del dolce far niente.
Qui in Giordania, il venerdì è lontano e tutti hanno ripreso la vita a pieno ritmo. I negozi non sono più chiusi, il traffico è tornato ad essere insopportabile...

Una settimana: i miei "sensi di viaggio" mi comunicano qualcosa...
  Le mie orecchie cominciano ad abituarsi al canto del muezzin, anche a quello delle 4 di mattina. Di giorno, quando sono in giro, ancora mi sorprendo per la sua irruzione sonora nelle nostre giornate. Eppure mi fermo, un po' come un fedele, a cercare il suo canto tendendo le orecchie.
È un ottimo modo per fermarsi, riflettere, pensare, è un ottimo modo per scandire priorità e impegni, è un costante monito al tempo che passa..
  Il mio stomaco ha imparato che l'hummus, qua, è traditore e che se ti fai ingannare dalla sua bontà, digerisci solo dopo 3 giorni e 4 citrosodine - soprattutto se pensi di doverne mangiare almeno una quantità pari a quella che ci sta su tutto il pane che ti portano. Ha anche imparato che col caffè turco no, proprio non ci siamo. 
  Le mie mani hanno imparato a sfiorare le auto sia quando cammino a lato della strada, sia quando si attraversa. Hanno imparato a fare cenni di diniego ai taxisti e a farsi largo nel vortice della città.
I miei occhi si sono abituati all'infinita skyline di Amman, all'incommensurabile susseguirsi di tetti, antenne, cupole, minareti.
La mia pelle si è adattata alla ricerca di tregua dal caldo esponendosi sezientemente a ogni brezza che filtra tra i colli. 
I miei sensi di viaggio imparano, si adattano, cercano di costruire una nuova "comfort zone".
Sono io, invece, ad essere ancora disorientata: dalla bellezza di ElWeibdeh, dai suoi localini alla moda e dalla sua vita notturna. Dal pacificante color avorio che mi circonda di case, colline, sabbia, tramonti: tutto qua è di questo colore, il colore di una terra bruciata, ma resistente nel riflettere i raggi di un sole che non lascia tregua.
Dall'eterna melodia mediorientale che brulica note di vita. 
Dal fatto di essere qui e di sentirmi a mio agio, contenta e coccolata nel dolce e caldo abbraccio di un Medioriente che mi culla con un suono diverso in ogni attimo della giornata.



lunedì 27 agosto 2018

SENSI di VIAGGIO III: day 1 a JABAL el WEIBDEH

La bolla, quella fatta scoppiare dai taxisti molesti, torna ad avvolgermi non appena poggio le valigie e trovo un letto fatto ad aspettarmi.
Chiudo gli occhi e tutti i rumori della giornata cominciano a suonare all'impazzata dentro la mia testa, una cacofonia circolare che sembra non trovare fine. Eppure, in qualche modo, so che per trovare finalmente pace devo riesumare tutti i caos della giornata appena trascorsa: clacson nel traffico di una Valtellina congestionata, ultime parole di saluto e qualche lacrima che fa rumore pure lei. Annunci all'aeroporto, gate che cambiano, ritardi annunciati. Bambini urlanti nel maledetto destino dei posti assegnati, accenti napoletani che si stagliano nella confusione. Metal detector, "water no, lady, water no" degli addetti aeroportuali, "passport!", "glasses-off-please" allo scanner per il visto.
Capite che il silenzio di un'enorme casa vuota, tutta per te, fa più rumore di tutto questo.
Finalmente il cervello, o quello che ne rimane, trova pace. Nel torpore di un sonno tanto desiderato, nella rassicurante morbidezza di un letto che si sostituisce ai sedili dell'aereo, il relax....
e invece no! perchè puntuale come un orologio svizzero - l'unica cosa svizzera che possa esserci in questo paese - il muezzin canta il richiamo delle 5.
Mi giro e rigiro, ormai è mattina e la luce comincia a filtrare dalle tende. Inizia così l'Odissea di un sonno spezzato.
Entro nella vita vera che è già mezzogiorno.
Jabal ElWeibedh - colle ElWeibedh, جبل الويبة - è parecchio accogliente e in cuor mio so che posso farmi vanto del fatto che questa sarà la mia casa per i prossimi tre mesi: negozietti, locali, ristoranti...molto vivo.
E' un quartiere centrale, pieno di stranieri - o di expat? - che ha ceduto anch'esso, come quasi tutta la città, alle mode occidentali - sulla facciata del palazzo di fronte campeggia l'insegna "UBER", al primo incrocio c'è un sushi e poco più avanti un supermarket gigante. Tuttavia, mantiene architettura, usanze e "schiamazzi" tipici del luogo, perchè i locali che sono nati qui resistono e non cercano certo di mimetizzarsi.
La mia traversa è quasi tranquilla - questo perchè il resto della città è congestionato dal traffico - e i marciapiedi sono mediamente "invitanti". Nella traversa successiva, c'è la rassicurante ambasciata italiana ;-)
Basta fare un giretto nei dintorni per comprendere che Amman è tutt'altro che un posto facile in cui muoversi: come Roma, fu costruita intorno a sette colli, anche se oggi ne ha inglobati più di 20. Così, è tutto subito un sali scendi di vicoli e scalinate.
Le mie colonne di Ercole, per oggi, sono state Paris Circle -"duar Paris", دوار باريس  - una rotonda al limitare del colle che sarà il mio punto di riferimento nei prossimi mesi. Più che il mio, quello dei taxisti, dato che i nomi delle vie sono stati introdotti poco tempo fa e nessuno li conosce!
Da qui, tuttavia, si gode di una vista mozzafiato sulla città e sui colli che mi trovo di fronte. Una distesa infinita di edifici color avorio si susseguono ininterrotti fino allo stagliarsi delle rovine della Cittadella: faccio qualche foto e medito sul percorso. Quella sarà la prima meta per esplorare la città. Domani, perchè le ombre già si distendono e i bambini giocano a Duar Paris.



*** Il mio diario, sempre che riuscirò a scriverlo con una frequenza decente anche quando l'entusiasmo dell'arrivo sarà scemato, sarà sempre sfalsato di un giorno indietro. Questo per spiegare, a chi mi segue su altri social, la discrepanza di attività 😊