Amiche, amici: ebbene sì.
Mi spiace di avervi delusi o di avervi fatto aspettare invano per il mio post quotidiano, ma ieri sono stata colta da un annichilente blocco scrittorio, che mi ha più volte allontanata dalla volontà di scrivere. Così, mentre cercavo di organizzare i pensieri e non ci riuscivo, nell'opprimenza di una di quelle giornate in cui l'unica vera compagnia è la noia ho trovato un amico sincero: il knafeh.
Insomma, al 25esimo giorno di permanenza in Giordania, è doveroso che io cominci a parlarvi del cibo: non vorrei mai che, tra tutti questi discorsi impegnati, possiate pensare che per me non sia una priorità.
E così, a tributo dei miei lettori donne, comincerò dai dolci che, come il mondo ben sa, sono l'unica vera arma contro l'isteria femminile e gli unici in grado di distoglierci dai peggiori istinti omicidi.
Il knafeh è "mozzarella cheese with sugar up" cit.: una ragazza tedesca che, comprensibilmente, non si intendeva di cibo 😁
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Ma il formaggio filamentoso c'è e ha proprio quell'aspetto gustoso da cui la maggioranza degli italiani è addicted [dipendente].
Sopra non c'è zucchero, ma pasta Kadaif, che sono degli specie di spaghetti - blasfemia!! - inventati dagli Ottomani, sottili sottili e intrecciati tra loro che vengono utilizzati dopo essere stati ammorbiditi con olio o burro - giusto per stare leggeri.
Qualcuno li chiama "noodles" e sono sicura che nessuno di noi italiani ne avrà a male per questo 1-0 per la Cina.
Infine, lo Knafeh è guarnito con pistacchi e altra frutta secca locale.
Può avere una colorazione più o meno scura in base alla quantità di sciroppo in cui è imbevuto.
E' così dolce e così dichiaratamente calorico che se penserai di poterne mangiare una porzione più grande di quella che ti servono, verrai punito con un malessere nauseabondo. Infatti, appena ne avrai assaggiato un boccone, non saprai se accettare che questa delizia di zucchero e trigliceridi scivoli giù o se pentirti per essere stato goloso. In effetti, pur nella sua bontà, è talmente pesante che realizzerai subito di averne abbastanza.
A lato del caotico 2° circolo - la città di Amman è divisa in "rotonde", "circoli" o "piazze", in base a come li vogliamo chiamare - c'è Nafeesah, la pasticceria gremita di persone che mi ha regalato questo incontro zuccherino.
Un signore apparentemente vestito in "abiti tradizionali" distribuisce il tipico caffè arabo, pieno di cardamomo.
Quando entri, le vetrine sono pronte a tentarti nell'acquisto, ma non tanto quanto i vassoi pieni di assaggi omaggio che sembrano aspettare solo te.
Ovviamente, non ho saputo resistere e mi sono mangiata 5 o 6 pezzi di una specie di rivisitazione a base pistacchio della pasta di mandorle.
Ai lati dell'esposizione, i pasticceri lavorano senza interruzione, curando con fare meticoloso questi grandi vassoi dove preparano i dolci: l'impasto sembra bollire gioioso nel burro, mentre qualcuno si dedica a "sporzionare" i vassoi già pronti e qualcun altro a girarli a mo' di frittata, per cuocerli su entrambi i lati.
Perdonerete la scarsa qualità, ma spero vi possiate calare un attimo nell'atmosfera per comprendere che, se non ho scritto un post, ieri è stata comunque una giornata ricca di senso 😏
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