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domenica 2 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO IX: (già) una settimana ad Amman

Il sole cala presto qui, sulle alture di ElWeibdeh. Le campane suonano in lontanza per riunire i (pochi) fedeli cristiani - che sono pur sempre il 6% della popolazione.
È solo così, con questo richiamo tanto consueto al mio modo di scandire la settimana, che mi rendo conto di essere in Giordania (già) da una settimana.
Oggi è il primo giorno lavorativo della settimana e sono sicura che questa variazione mediorientale ai ritmi di lavoro smetterà di farmi odiare il lunedì.
Tuttavia, vivo nell'oscillazione costante dei due calendari, stranita nel pensare che in Italia è il giorno del dolce far niente.
Qui in Giordania, il venerdì è lontano e tutti hanno ripreso la vita a pieno ritmo. I negozi non sono più chiusi, il traffico è tornato ad essere insopportabile...

Una settimana: i miei "sensi di viaggio" mi comunicano qualcosa...
  Le mie orecchie cominciano ad abituarsi al canto del muezzin, anche a quello delle 4 di mattina. Di giorno, quando sono in giro, ancora mi sorprendo per la sua irruzione sonora nelle nostre giornate. Eppure mi fermo, un po' come un fedele, a cercare il suo canto tendendo le orecchie.
È un ottimo modo per fermarsi, riflettere, pensare, è un ottimo modo per scandire priorità e impegni, è un costante monito al tempo che passa..
  Il mio stomaco ha imparato che l'hummus, qua, è traditore e che se ti fai ingannare dalla sua bontà, digerisci solo dopo 3 giorni e 4 citrosodine - soprattutto se pensi di doverne mangiare almeno una quantità pari a quella che ci sta su tutto il pane che ti portano. Ha anche imparato che col caffè turco no, proprio non ci siamo. 
  Le mie mani hanno imparato a sfiorare le auto sia quando cammino a lato della strada, sia quando si attraversa. Hanno imparato a fare cenni di diniego ai taxisti e a farsi largo nel vortice della città.
I miei occhi si sono abituati all'infinita skyline di Amman, all'incommensurabile susseguirsi di tetti, antenne, cupole, minareti.
La mia pelle si è adattata alla ricerca di tregua dal caldo esponendosi sezientemente a ogni brezza che filtra tra i colli. 
I miei sensi di viaggio imparano, si adattano, cercano di costruire una nuova "comfort zone".
Sono io, invece, ad essere ancora disorientata: dalla bellezza di ElWeibdeh, dai suoi localini alla moda e dalla sua vita notturna. Dal pacificante color avorio che mi circonda di case, colline, sabbia, tramonti: tutto qua è di questo colore, il colore di una terra bruciata, ma resistente nel riflettere i raggi di un sole che non lascia tregua.
Dall'eterna melodia mediorientale che brulica note di vita. 
Dal fatto di essere qui e di sentirmi a mio agio, contenta e coccolata nel dolce e caldo abbraccio di un Medioriente che mi culla con un suono diverso in ogni attimo della giornata.



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