Ad Amman l'autunno arriva bussando, timido e pacato. Si presenta con la pioggia in tarda serata, quando quasi tutti già dormono, quando i locali chiudono e quando i giovani cercano un posto dove temporeggiare in compagnia, ancora per qualche minuto.
Lo fa con delle gocce grosse, ma solitarie. Col passare dei minuti, sembra che quelle porzioncine d'acqua si chiamino tra loro, con un suono che è sempre più intenso, sempre più "allegro".
Ma "allegro non troppo'', vogliono solo affrontare in gruppo la loro timidezza, dopo tanti giorni trascorsi in qualche nuvola continuamente sospinta verso l'alto dal calore del deserto.
Ora cominciamo ad essere tante. Non è più solo una sensazione sulla pelle, una macchiolina sugli occhiali: le gocce si moltiplicano. Piove.
E mentre i pochi nottambuli si accorgono di quello che sta succedendo, le gocce perdono la loro timidezza e si scatenano.
Sempre più allegre, sempre più impavide nell'oscurità protettiva della notte.
Possono scrosciare a piacimento, finalmente libere, finalmente legittimate da un cielo sempre più grigio, che nei giorni precedenti si era preparato per loro.
E vibrano, e rendono l'aria frizzante. Rallegrano gli spiriti, ammutoliscono gli increduli. Piove, dopo settimane di caldo schiacciante, di afa cocente, di serate come oasi nell'arsura della giornata.
Piove, piove acqua mista a una sabbia fine che domani mattina avrà lasciato la sua traccia sulle macchine immacolate dei Giordani.
Piove, mentre stupita mi godo quest'atmosfera e realizzo che non si tratta di una pioggerella estiva, ma di un principio di autunno. Per la prima volta, realizzo che l'estate sta finendo anche qui e che il tempo scorre, troppo in fretta.
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