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lunedì 24 settembre 2018

SENSI di VIAGGIO XXIX: di religioni e confessioni


Chi non ha sentito, almeno una volta, la tanto quotata frase "prova ad andare nel loro paese con un crocifisso e a professare la tua religione, prova!"?
Beh, per quanto poco mi senta coinvolta dalle religioni, in Giordania puoi credere in quello che vuoi, e sì: puoi anche portare con te i simboli che ritieni indispensabili per essere più vicino alla dimensione spirituale in cui credi.


Questa è una delle prospettive di Amman che preferisco: la maestosa Moschea Blu si staglia a fianco della Chiesa Copta Ortodossa.
Siamo in pieno centro città, nel quartiere di Abdali, a poche centinaia di metri da casa mia. 
Al contrario di quanto si potrebbe pensare, la Giordania è uno stato islamico tollerante, con oltre il 6% della popolazione di fede cristiana. La maggior parte vive ad Amman.
La monarchia si è sempre dichiarata aperta e accogliente verso ogni forma di religione e forse è questa una delle ragioni più pregnanti per cui il Paese è stato meta di migrazioni così disparate. Storicamente gli Armeni, di fede cristiana, ma anche i Circassi e gli Iraqeni cristiani. Quest'ultimi, recentemente perseguitati da Isis, hanno trovato fisicamente rifugio in molte delle chiese che sono state aperte per loro.


Forse questo è uno dei motivi per cui vivere ad Amman è tanto rassicurante: per quanto ci si debba ricordare che è una metropoli quasi moderna ed invasa dagli stranieri (a proposito di migrazioni...), è bello trovare conferma che gli stereotipi sono solo stereotipi. 
La domenica mattina mi sveglio col suono delle campane, eppure tutte le mie giornate sono scandite dal canto del Muezzin. Alle 5 del mattino, ancora mi sveglio per il richiamo alla preghiera e nonostante il mal di testa cronico per la stanchezza accumulata, ogni giorno ingaggio discussioni aperte e sincere con i miei amici musulmani.
Non voglio semplificare, è noto che le religioni hanno sempre creato attriti tra le confessioni rivali, ma la Giordania è un microcosmo costellato da luoghi di culto di tutte le religioni, in cui le storie bibliche sopravvivono a fianco di quelle musulmane.
Non troverai un musulmano che ti scoraggi dall'andare al Monte Nebo, ove pare che Mosè sia sepolto, impossibilitato dal raggiungere la terra promessa o a Betania, nel tratto di fiume ove Gesù è stato battezzato.
Forse, la Giordania ha semplicemente fatto pace con la sua storia, senza trasformare i luoghi sacri in campi di battaglia e accettando serenamente la ricchezza mistica che possiede, al di là di fanatismi e prese di posizione dogmatiche.

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